Sinisgalli Leonardo - 2020 - Racconti by Sinisgalli Leonardo

Sinisgalli Leonardo - 2020 - Racconti by Sinisgalli Leonardo

autore:Sinisgalli Leonardo [Sinisgalli Leonardo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Anthologies (multiple authors)
ISBN: 9788852099199
Google: iYPDDwAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2020-01-13T23:00:00+00:00


Belliboschi

Elisabetta portava in dote una proprietà dei nonni, dieci ettari di terreno in contrada Belliboschi, che, in pochi anni, dopo la morte dei genitori, per la trascuratezza dei mezzadri, non erano più che una selva di sterpi. Mio padre prese sotto tutela i nostri due cugini. Fratello e sorella che avevamo visti partire ogni giorno in calesse alla fine delle lezioni, non tornarono in paese che rare volte per l’occasione di una fiera, e, tutti gli anni, nel giorno anniversario dei funerali. Elisabetta e Maurizio vestiti a lutto, circondati da noi bambini, assistevano a quella cerimonia come a una festa. Alla fine mio padre li strappava alla nostra tenerezza e li portava sopra il calessino che era rimasto sul sagrato con le stanghe per terra, mentre il cavallo era stato legato al grande olmo. Uno schiocco di frusta e i due orfani stretti al fianco del babbo ripartivano per i Belliboschi.

Come accade sovente nei paesi i genitori dei due ragazzi erano morti uno dopo l’altro nel giro di poche settimane, e la causa di quella disgrazia fu lungamente un segreto per tutti, perché morire giovani in certe contrade è quasi una vergogna. Elisabetta non abbandonò mai la sua casa in campagna, che mio padre, a ogni ritorno di primavera, faceva restaurare. Rose rampicanti ornavano i muri della facciata; sulla balaustra della loggia erano stati sistemati alcuni vasi a forma di teste barbariche, dalle quali spuntava sempre un ciuffo di capelli colorati. Anche la carraia che dalla rotabile portava allo spiazzo davanti casa era stata selciata accuratamente. La trovai tutta ben compatta il giorno che con mio padre arrivai lassù.

Mio padre scese nel bosco a guardare il lavoro degli operai che accatastavano la legna per l’inverno. Aveva segnato meticolosamente a una a una le piante destinate a scomparire: un uomo lo seguiva e con un colpo di accetta intaccava il fusto delle querce periture. Ma non c’era caso che in quella scelta mio padre rivelasse una minima esitazione: gli bastava un colpo d’occhio. Con la testa rialzata, come un muratore che mira l’appiombo di un muro, guardava ogni pianta dal disotto, poi girava intorno al fusto e dava il suo verdetto toccando con la mano l’albero caduco.

Elisabetta quel giorno mi si accostò sulla balaustra e in un orecchio mi disse: «Ho un segreto da confidarti». La guardai negli occhi. «Tuo padre vuole che io e te ci sposiamo. Me l’ha detto ieri. Hai diciotto anni, mi ha detto; Leonardo è molto buono e ti vorrà bene. A Leonardo piace la campagna, il lavoro dei campi. È un ragazzo mite e potrete vivere felici tutta la vita quassù.» Io non ricordo che cosa risposi: ricordo solo a distanza di anni le parole di Elisabetta. E non ho mai saputo bene se c’era una speranza oppure una rinuncia in quelle parole. Certo io volevo bene a Elisabetta. Certo lei mi voleva bene. Arrivavano fin lassù, dal fondo valle, i colpi di scure dei legnaiuoli. Qualche mandorla rossa matura spiccava sulle cime in mezzo alle due bucce aperte.



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